Qui alla Fustacchioni United la voglia d'estate è tanta, ma con questo tempo non ci resta che sfogarci con l' immaginazione!
...in un mondo grigio, due genitori combattono per portare colore nella vita del loro figlio...
mercoledì 18 maggio 2016
domenica 8 maggio 2016
L'orizzonte nei tuoi occhi
Il solo pensare a un
viaggio mi emoziona. Sì, è vero, da quando è arrivato Nathan mi
emoziona il pensare un po' a tutto, ma questa cosa del viaggio mi
prende proprio lo stomaco e me lo fa rotolare qua e là. È da un
mesetto che ci penso, probabilmente colpa della primavera che ha
fatto finta di arrivare.
Quand'è primavera mi
viene sempre voglia di prendere e andare, ma quest'anno è tutto
diverso. Non è solo il desiderio di conoscere posti nuovi e
immergersi nell'aria sconosciuta, non è più la voglia di staccare
dalla quotidianità e dare una scossa al presente. No. Adesso, quando
penso al viaggiare, penso al viaggiare scoprendo il mondo attraverso
i meravigliati e meravigliosi occhi di mio figlio. Penso a come quei
piccoli dettagli che a me sarebbero sfuggiti faranno esplodere la
gioia sul suo viso: un vecchio cane che scodinzola al suo vecchio
umano, un aquilone alto in cielo che inaspettatamente cade, una
pozzanghera in cui saltare. Penso al suo faccino curioso mentre al
museo ascolterà il suo papà spiegargli come funziona un
macchinario. Penso al suo sguardo concentrato per non rischiare di
perdere lo spettacolo dei delfini che saltano nel mare. Penso alle
sue manine attente che allacciano le scarpe per andare ad esplorare.
Penso al suo sorriso quando scoprirà che i gatti si incontrano
dappertutto e al suo disappunto quando scoprirà che non tutti si
fanno tirare volentieri le orecchie. Penso a quando costruirà
castelli di sabbia che non sopravviveranno alla notte e a quando
l'acqua del mare gli brucerà sul ginocchio sbucciato. Penso a quando
sentirà le marmotte fischiare e proverà a correre a prenderle, pur
sapendo quanto sono veloci a nascondersi. Penso a come non vorrà
sprecare tempo a dormire perché ci sono troppe novità, e a come poi
crollerà, esausto di emozioni. Penso a chissà cosa
starà pensando lui, a chissà se si ricorderà, a chissà se quando
sarà grande calpesterà di nuovo quei ciottoli o berrà di nuovo da
quella fontana o magari porterà suo figlio a vedere quelle stesse
lucciole.
Penso a noi che
rallenteremo per aspettarlo mentre raccoglie un sasso o correremo ad
afferrarlo prima che rotoli da una scarpata. Penso a quando
passeggeremo per una città tenendolo per mano, a quando piangerà
perché vorrà stare in passeggino, a quando si addormenterà nello
zaino. Penso a chissà se riusciremo a mostrargli che il mondo è
meraviglioso, a chissà se quando sarà grande lo sarà ancora,
meraviglioso e vasto e da scoprire.
Penso a me, che voglio
insegnargli a viaggiare ma che dovrò rassegnarmi al fatto che sarà
lui a insegnarlo a me. A insegnarmi ad assaporare gli attimi, a
prendersi il tempo, a guardare anche in basso e non solo in alto, a
tenerlo per mano per strade tortuose e, soprattutto, a lasciargli la
mano quando sarà il momento.
Penso che tutte queste
cose un po' mi emozionano e un po' mi spaventano, ma credo sia
proprio perché non vedo l'ora di impararle che non vedo l'ora di
partire. Insieme.
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